Ad accogliere il Presidente della Repubblica degli Italiani, nella Casa di Alessandro Manzoni, restituita ai cittadini da Intesa Sanpaolo, siamo qui, autorità, studenti, studiosi, famigliari, benefattori, ma è anzitutto Lui, a dare il benvenuto al Presidente anche suo, è il Manzoni che riceveva Cavour e Giuseppe Garibaldi, che aveva ospitato il 24 settembre 1838 il futuro primo ministro inglese William Gladstone, a riflettere del rinnovamento cristiano dell’Europa.
La sua presenza di oggi, signor Presidente, suggella un antico e continuo confronto sui valori dell’umanesimo, una sintonia di ideali che ogni sua parola rivela. A lei, come a papa Francesco, si addice il titolo «manzoniano».
La sua visita ‘anniversaria’ di oggi arricchisce di significati le presenze di migliaia di giovani e di quanti varcano la soglia di questo «luogo sacro» per incontrare un proprio Alessandro Manzoni.
Penso a un anonimo cittadino che qui ringrazia l’insegnante che gli ha fatto comprendere lo Scrittore degli Scrittori; al cittadino che da studente lo ha detestato e sa ora, nella maturità della vita, di poterlo comprendere, penso al giovane con superstiti nozioni scolastiche che qui chiede alla ragazza di essergli compagna (il termine è di padre Cristoforo) per la vita; penso agli ospiti di San Vittore, che qui hanno festeggiato un commosso Natale con i famigliari.
Andrea Camilleri, concluso il restauro, è qui accorso a rendere omaggio all’autore dei Promessi sposi, il più grande libro del Novecento italiano. Il provocatorio anacronismo metteva a fuoco la perenne contemporaneità di Manzoni, la sua attualità nel futuro.
Scriveva Manzoni nel Conte di Carmagnola «i fratelli hanno ucciso i fratelli»: per quanti anni è amaramente risuonata – si devono chiedere i giovani – e risuonerà questa angosciosa denuncia nel nostro presente? La domanda di libertà della Pentecoste «perché baciando i pargoli la schiava ancor sospira» è solo collocata nel suo passato remoto o misura disuguaglianze sociali anche di oggi? Lezione unica, quella di Manzoni, di rivitalizzante poesia e di etica sociale.
Quattro sono i lemmi esemplificati dal Manzoni linguista per il Vocabolario italiano-fiorentino commissionato dal ministro Broglio: con passione, pretesto, meditare, ecco dubbio: la ragione deve cercare, nel contesto dei dubbi, la verità nel cuore dell’uomo, nella Storia che troppe volte e per troppe persone nega il lieto fine.
La lingua italiana anche fruiva e fruisce di un modo verbale, morfologicamente ignorato dal latino, il condizionale, a volte salvifico per i politici. Con un condizionale imperativo nel capitolo 34 dei Promessi sposi si richiama Giangiacomo Mora, presunto untore:
«per un pezzo conservò una celebrità municipale d’infamia, … ne meriterebbe una ben più diffusa e perenne di pietà».
A questo imperativo il Centro ha dato risposta: a nome della Città, della Corte d’appello, dell’Ordine degli Avvocati: nel Palazzo della Giustizia è ora collocata una «stele d’inciampo», a perenne giustizia riparatrice.
Per ringraziarla, Signor Presidente, il Centro le offre una copia unica dei Promessi sposi, illustrati da Giacomo Mantegazza, immagini a lungo inedite, molte visibili in Casa Manzoni.
E festeggiamo questo e i prossimi giorni esponendo due opere d’arte: il ritratto di Manzoni dovuto a Giuseppe Molteni, non copia, ma riesecuzione per Tommaso Grossi; e l’immagine di piazza San Fedele dove la statua di Manzoni si erge ritta sulle rovine belliche, come oggi su altre rovine. Si è costruito allora, sapremo ricostruire per il domani.
Con queste riflessioni, con queste speranze, con questi propositi, esprimiamo a Lei la nostra più profonda gratitudine per il dono di questa Sua visita.
Angelo Stella