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I GIORNI DI LUCIA

Il calendario dei Promessi sposi ha la sua prima data nell’ormai storico martedì, 7 novembre 1628. Non così il Fermo e Lucia (si cita doverosamente dalla edizione critica a cura di Barbara Colli, Paola Italia, Giulia Raboni, Milano, Casa del Manzoni, 2006). Il nome del mese, senza l’indicazione del giorno, saluta l’ingresso nella storia di Padre Cristoforo, che in una prima traccia era chiamato Padre Galdino, per passare comunque, dopo poche righe, il proprio nome al narratore del miracolo delle noci. 

          Era un bel mattino di novembre; la luce era diffusa sui monti e sul lago = le più alte cime erano dorate dal sole non ancora comparso sull'orizzonte, ma che stava per ispuntare dietro a quella montagna che dalla sua forma è                        chiamata il resegone (Segone), quando il Padre Cristoforo a cui Fra Canziano aveva esposta fedelmente l'ambasciata si avviò dal suo Convento per salire alla casetta di Lucia. Il cielo era sereno, e un venticello d'autunno                            staccando le foglie inaridite del gelso le portava qua e là. (I, IV 1-2)

Il primo giorno datato sarà il 21 novembre, quando Lucia viene rapita dai bravi del Conte del Sagrato (poi l’innominato)

          Tutta quella giornata fu spesa in preparativi. Il giorno appresso (la nostra storia lo registra, ed era il ventuno di novembre) Egidio diede avviso a Geltrude che tutto era in pronto, e ch'ella dovesse mantenere la sua parola, operar                  tosto secondo le istruzioni ch'egli le aveva date. (II, IX 38)

E Manzoni si premura di datare, a distanza di alcune pagine, anche il giorno della liberazione, con una osservazione climatica di Don Abbondio (qui anche il nobilitante don ha la maiuscola)

           E appena avuta questa ispirazione, Don Abbondio stava per dire: la giornata è un po' rigida; ma non è da stupirsene; siamo tra le montagne, e ai ventidue di novembre. Ma si pentì tosto anche di questa risoluzione: perchè diceva               egli fra se, non vedi come è accipigliato, meditabondo, turbato? Se gli fo motto di simili corbellerie, mi può rispondere in furia, e togliermi il coraggio di andare... andare! bisogna andare. Oh che faccenda! oh che impiccio! Oh                       quando potrò contarla a Perpetua, e dire: è andata bene! (III, I 67)

E il precedente 11 novembre, il giorno tumultuoso di san Martino, viene iscritto successivamente, perché, come noto, in questa prima stesura la vicenda di Fermo è posticipata, trasgredendo ai diutili, a quella di Lucia:

           L'abbiamo lasciato che s'avviava da Monza a Milano munito d'una lettera del Padre Cristoforo ad un padre Bonaventura, il mattino del giorno undici di novembre. Al dolore d’avere abbandonata la casa, al rancore d'averla                             abbandonata per la violenza d'un ribaldo, al tribolo di trovarsi tapino sur una strada senza sapere dove si poserebbe il capo, ai patimenti, ai disagi, alle stizze, agli sconcerti della notte passata s'era aggiunto ora un dolore, che                     esacerbava tutti gli altri; il distacco da Lucia, e un pensiero che diceva: chi sa quando ci rivedremo. (III, V 4)

Si conferma ancora una volta come la prima stesura del «Romanzo» fosse ancora provvisoria, considerando anche che le notizie sulla denuncia delle autorità milanesi contro Fermo e le ansie di Lucia e di Agnese per le sue disavventure rivoltose precedono la loro narrazione.

Angelo Stella