Eventi e notizie

L’Europa (e la Russia) letteraria II

 

L’Europa (e la Russia) letteraria II.

A fine settembre nella Casa di Alessandro Mazoni, significativamente, si inaugurava una mostra che per un mese proponeva un tema dal titolo inerente e complementare «L’Europa e la Russia nel destino di Dostoevskij». Solo Sky ne dava opportuna notizia, con una prima intervista al presidente ‘perpetuo’ del Centro Manzoniano e sensibile quanto appassionato lettore dello scrittore russo, e una seconda a Jelena Gagàrina, figlia del celebre cosmonauta, direttrice del Museo del Cremlino. Significativo il dialogo con il direttore del Museo Statale della Letteratura russa, Dmitrij Bak, che manzonianamente ha salutato anche in lingua italiana, e l’incontro con altri numerosi direttori e direttrici di strutture culturali, con l’intervento del Console Generale della Federazione Russa a Milano: una occasione di riflessione, non del tutto compresa.

Il silenzio della stampa, tra cui il principale quotidiano milanese, preavvertito con opportuna documentazione, spinge, soprattutto dopo il 24 febbraio, a riprendere alcune considerazioni, preso atto che oggi si è invitati, anche da Che tempo che fa (ahimè), a colloqui interculturali e a leggere l’autore di Delitto e castigo (che, ci è stato spiegato, sarebbe più esatta una traduzione con Delitto e pena, a sottolineare il voluto rinvio al trattato di Cesare Beccaria).

ll pannello centrale della Mostra, a firma di S.S. ŠIaulov - P.E. Fokin, sottolineava:

Egli veramente non amava molte cose nell'Europa a lui contemporanea… per tutta la vita ha oscillato da picchi di gioia ad altri di negazione e viceversa. Egli stesso confessò il suo amore per l’Europa all’inizio delle Note invernali su impressioni estive, ricordando le sue riflessioni prima di attraversare il confine (1863):

Ecco, vedrò finalmente L'Europa... il paese di tali lunghi tormenti e delle mie aspettative, di tali persistenti credenze?

Di fronte al capitalismo trionfante, ancora sconosciuto nella sua completezza in Russia, era terrorizzato dall'aspetto ipocrita e volgare dell'uomo borghese, altezzoso e vile, era scosso dalla condizione al limite del degrado dei proletari oppressi e stanchi.

A Pietroburgo, continuava il pannello, Dostoevskij «avvertiva, con un formidabile presentimento, il pericolo imminente che poteva provenire dalla civiltà occidentale e da un progresso asociale, dalla disastrosa separazione delle persone e dal trionfo dell'egoismo»: per concludere:

Forse come nessun altro dei suoi contemporanei Dostoevskij comprendeva lo stretto legame tra i destini storici della Russia e dell'Europa, avverte le radici di un futuro di comprensione e condivisione di civiltà (Diario di uno scrittore, 1876, giugno):

Noi, russi, abbiamo due patrie: la nostra Russia e l'Europa, anche se ci chiamiamo slavofili...

Qui soprattutto la fonte del suo sogno per il futuro della Russia, un futuro per tutti europeo (Discorso su Pushkin, 1880):

la missione dell'uomo russo è incontestabilmente paneuropea e mondiale. Diventare un vero russo, diventare completamente russo, forse, significa soltanto diventare il fratello di tutti gli uomini, un uomo universale.

Su questi temi, in parte distanzianti e certamente critici, si è riflettuto in un seminario promosso dalla Università di Milano, con intervento di numerosi docenti, e in una presentazione, al pubblico del Circolo dei lettori, del libro di Paolo Nori, Sanguina ancora (in attesa di quello, più interiore, di Armando Torno, Fëdor Dostoevskij nostro fratello).

Non bastano le congiunzioni, neppure la e, a unire Europa e Russia: pericolosamente lo si definisce,  questo legame tra parole, idee, persone, in grammatica copula, che è allotropo di copia, altro nome a rischio: accosta spesso anche termini antinomici: il buono e il cattivo, il rosso e il nero, la vita e la morte. A proposito, abbiamo chiesto ai cortesi ospiti russi quale spazio abbiano in una bella e imitanda, con le cautele del caso, istituzione come il Museo Statale della Letteratura russa l’autore del romanzo Il Maestro e Margherita (lui, nato a Kiev, Ucrania, il 15 maggio 1891), o del romanzo Vita e destino (lui, nato a Berdicev, Ucraina il 12 dicembre 1905): per l’uno è in allestimento, per l’altro si vedrà.

Le diverse storie della letteratura e dell’arte auspicano una Europa unita, delle nazioni e delle regioni: l’apostolo Carlo Marx invitava dall’occidente i proletari, operai e operatori, di tutto il mondo, quindi tutti, i fratelli uomini e le sorelle donne, a unirsi. Che non siano i suoi autoeletti discepoli, ora, a ostacolarlo.