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«Regina de’ mesti»

 

 

«Regina de’ mesti»

20 dicembre 1952

 

Riccardo Bacchelli è un nome oggi iscritto più che in via Borgonuono nel viale delle dimenticanze. Forse i non giovanissimi lo ricordano per avere seguito in televisione lo sceneggiato tratto (1953) da Il Mulino del Po, con protagonista Raf Vallone, e altri indimenticabili interpreti: Tino Carraro, Giulia Lazzarini, Raoul Grassilli, Valeria Moriconi…

Da via Morone 1, lo si deve ringraziare come curatore del volume della Ricciardi dedicato ad Alessandro Manzoni, e soprattutto come ‘coautore’ dello sceneggiato dedicato (1967) sempre da Sandro Bolchi (con l’indimenticabile Lucia di Paola Pitagora e l’ardito Renzo di Nino Castelnuovo)  a «un romanzetto / ove si tratta di Promessi Sposi».

Alessandro Manzoni, e la contiguità con la via Bigli delle storiche e suggestive notti (se ne veda l’edizione a cura di Marco Veglia, il Mulino, 2017), e le «circostanze» presenti invitano a rileggere le sue pagine, ma si vorrebbero riascoltare le sue parole, del 20 dicembre 1952, in occasione della «traslazione» della Pietà Rondanini nella Sala delle Asse al Castello Sforzesco (Come risaputo, l’acquisizione alla città di Milano e al pubblico universale rappresenta un’azione esemplare della Giunta cittadina, dopo la deludente risposta dei «Milanesi» a contribuire:

Così si rivolgeva Bacchelli ai concittadini della sua città di adozione.

 

Con la «Pietà», ultimo marmo di Michelangelo, che appartenne lungo tempo alla pregiata collezione dei Marchesi Rondanini, la città di Milano aggiunge al suo patrimonio artistico e culturale un’opera, o Milanesi, che per virtù di scalpello e di stile e di concetto non ha superiori al mondo: ma per suo più singolo che raro carattere poetico, non ha uguali, unica e sola.

 

Un invito a una contemplazione ‘unica’. La visione della Pietà Rondanini, come forse nella pittura la Crocefissione di Grünewald a Colmar richiede ampi orizzonti.

(Angelo Stella)